Ci mancava la Sovranità Alimentare

Virginia Fiume
7 min readOct 23, 2022

Ieri sera ho preso un Uber per tornare a casa. Il conducente era al suo nono giorno di lavoro. Vive anche lui a Bruxelles da quattro anni ed è turco.

Mi ha chiesto cosa facessi e gli ho descritto il mio lavoro con un timido “sono un’attivista politica per la democrazia e i diritti civili”.
“Quindi dedichi tutta te stessa alla democrazia?”
Mi sembrava impressionato.
E mi sono sentita molto piccola.

Mi è venuto spontaneo cercare di fargli capire di prendermi un po’ meno sul serio, che mi ero appena fatta una gran pizza mortadella e crema di pistacchio e birrette a cena e la cosa più utile fatta durante la giornata era stata scegliere quale modello di sigaretta elettronica comprare per conservare la mia abitudine nevrotica di fumatrice il più a lungo possibile riducendo però il danno causato al mio corpo che alla soglia dei quarant’anni mi chiede qualche attenzione in più.

A quel punto ha rilanciato e mi ha chiesto cosa pensassi di Erdogan. Ammetto di non essermi sbilanciata all’inizio — stavo ancora studiando chi avevo davanti.

A un certo punto mi ha guardata dritta negli occhi dallo specchietto retrovisore e ha pronunciato le parole “Erdogan è un dittatore”.

Mi ha colpita quella scelta di parole cosi precisa e dura. Avendo viaggiato un pochino in Medio Oriente ho capito che è buona pratica non parlare troppo di politica con i taxisti. Quindi sono rimasta spiazzata. E più silenziosa del solito.

Ma è stata una conversazione preziosa. Di quelle che ti fanno sentire al centro della storia, che si fa universale e intima nello stesso tempo. E a volte mi fa tremare per quante sarebbero le cose di cui occuparsi e quanto siano limitate le nostre forse di umani fragili.

Non avevo intenzione di scrivere dello scenario politico italiano. Ma questa conversazione di ieri mi ha innescato i chakra della storia e del diritto che si erano un po’ anestetizzati in questi giorni di sindrome premestruale in cui ho preferito occuparmi di organizzazione pratica — e ho pensato a cosa significa essere italiana e europea mentre inizia il nuovo Governo, il primo Governo “Esplicitamente di Destra” della storia italiana.

Non penso spesso “da Italiana”. E non mi interesso troppo alla politica parlamentare — che trovo competitiva e teatrale anche nell’analisi che viene fatta dai cronisti e dalle croniste. Ma l’annuncio della squadra di Governo per chiunque segua — per piacere o per dovere — un minimo la politica istituzionale è un momento topico. Perché nei suoi aspetti rituali e istituzionali rivela come verranno attuati i piani di governo. È un’esibizione e una dichiarazione di intenti.

Una volta che il Presidente del Consiglio (o la Presidente del Consiglio) riceve l’incarico dal Presidente della Repubblica (o dalla Presidente, per onor di parità) si svolge un rituale delicato: si definiscono i Ministeri, i portafogli, e le persone che guideranno politicamente l’apparato amministrativo a disposizione. E tutte le telecamere, metaforiche e reali, sono spiegate su questo momento: è il punto più emblematico della Cronaca Politica. Lo svelamento dei nomi, le conferenze stampa, le posizioni dei corpi, i clickbait delle frasi, gli abiti indossati, gli ospiti della cerimonia.

Il Governo Meloni che ha giurato il 23 ottobre del 2022 è da un punto di vista simbolico molto “evidente” nella sua strategia e — mi si passi il termine anni ’80/’90 — nell’espressione della sua ideologia.

Giorgia Meloni, prima persona con utero nella storia d’Italia a ricoprire la seconda più importante carica dello Stato, sceglie di farsi chiamare Il Presidente del Consiglio e non LA Presidente del Consiglio.
Chi segue il dialogo online e offline sa bene che questo è un grande tema di confronto tra femministe e non tra i social media e gli editorialisti e le editorialiste. Parliamo di roba da Vera Gheno vs Accademia della Crusca — con Inquisizione inclusa nei casi peggiori.

Su 24 Ministeri assegnati, sono solo 6 quelli che sono andati a donne. (Riforme: Elisabetta Casellati; Università e Ricerca: Anna Maria Bernini; Lavoro e Politiche Sociali: Marina Calderone; Famiglia, Natalità e Pari Opportunità: Eugenia Roccella; Disabilità: Alessandra Locatelli; Turismo: Daniela Santanchè).

Affascinante coincidenza un Governo cosi sbilanciato nel genere proprio a cinque giorni da quando solo il 17 ottobre 2022 il Consiglio Europeo ha adottato il testo definitivo della direttiva sull’equilibrio di genere nei Consigli di Amministrazione, che dovrà essere adottata negli Stati Membri. In estrema sintesi, già entro il 2026 entro il 2026 “le società quotate dovrebbero mirare a garantire che i membri del sesso sottorappresentato detengano almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi”. Good luck, Italy. Non solo non sei quotata, ma nemmeno culturalmente vicina al traguardo.

E poi altri dettagli che per me hanno indicato chiaramente una linea politica netta — non che ne sia sorpresa, ma messi tutti in fila fanno impressione:

  • La scelta di associare al Ministero della Famiglia la NATALITÀ. Lo scrivo maiuscolo. Perché questo accento sulla famiglia connessa con la natalità indica una chiara visione della società che si ha in mente. Una società per esempio che non considera famiglia chi si ama e figli non ne fa. O chi non è famiglia come lo intendono loro.
  • Assegnare il Ministero delle Infrastrutture a Matteo Salvini. Come regalare a Natale al bimbo capriccioso un bel fortino per giocare con i cowboy e gli indiani. Perché sono infrastrutture i porti (in teoria sicuri) a cui dovrebbero attraccare le navi che attraversano il Mediterraneo piene di persone violate in praticamente tutti i loro diritti fondamentali.
  • Eliminare il Ministero dell’Innovazione e della Transizione Digitale quando molti degli investimenti indicati nel PNRR devono essere destinate a questa. E guarda caso proprio quando finalmente esiste un decreto per la piattaforma pubblica della democrazia (per firmare con firma digitale referendum e proposte di legge di iniziativa popolare — e potenzialmente le liste elettorali), uno degli ultimi decreti di Vittorio Colao — che si è dimostrato più vivo e coraggioso di SuperMario Draghi che agli ultimi appelli sulla firma digitale per le liste elettorali è stato prima zitto e poi ha parlato quando era troppo tardi.
  • Ambiente e Sicurezza Energetica prende il posto di Transizione Ecologica. “In tempi di guerra ogni termosifone è trincea”. Per parafrasare una frase da osteria che rende l’idea. Una trincea tra le altre che è tornata nel dibattito è quella delle Centrali Nucleari. Per altro un dibattito che era stato oggetto di referendum nel 2011 con vittoria del “Sí”.
  • Il Ministero dell’Istruzione diventa anche Ministero del Merito. Autore tra le altre cose del pamphlet “L’impero romano distrutto dagli immigrati” nel 2016. E buona pace alla necessità di “decolonizzare” e allo…ius scholae.
  • Ma è stato il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare a inquietarmi più di tutto. L’uso svergognato della parola Sovranità, che diventa rivendicazione di un idea di potere e controllo— quella sovranità che appunto fa chiamare queste persone “Sovranisti” in certe analisi di politica transnazionale che vanno dal buon vecchio Nigel Farage della Brexit fino al Victor Orban dell’Ungheria che anche a qualità democrazia non è messa poi tanto bene. Quella Sovranità dello Stato Nazione mi risuona come il concetto di “indisponibilità della vita” che ho imparato essere alla radice del Codice Rocco che fa da base al Codice Penale italiano di cui nell’estate del 2021 abbiamo cercato di emendare l’articolo 579 con il Referendum Eutanasia Legale che ha raccolto 1 milione 243 mila firme e che è stato poi bloccato dalla Corte Costituzionale guidata da Giuliano Amato.
    Fun Fact: quell’articolo è una piccola eredità lasciata dal Fascismo. Ne scrivevo con l’aiuto di alcune editor speciali (Francesca Re e Lucrezia Fortuna e Marco Perduca) nel settembre del 2021. (La via democratica dei referenda 2021, Epoca Nuova)

La conquista della possibilità di accedere all’eutanasia legale, così come avviare finalmente un percorso per la cannabis legale, potrebbe essere l’ultima frontiera della vittoria contro il regime fascista. E una prima frontiera di vittoria netta contro tutti i cosiddetti sovranismi. Non si tratta di un’affermazione campata per aria: infatti, nonostante il codice penale italiano, introdotto durante il regime fascista, nel 1930 a opera dell’allora Guardasigilli Alfredo Rocco — da qui: codice Rocco — abbia tenuto tecnicamente nel tempo, è evidente che molte leggi italiane ancora in vigore risentono di un’impostazione stato-centrica per la quale anche la vita umana assume un valore solo in funzione della collettività, della famiglia, dello stato. L’art. 579 c.p., introdotto nel 1930, punendo l’omicidio del consenziente e impedendo l’eutanasia legale nel nostro Paese, sancisce il principio di indisponibilità della vita, ovvero il principio per il quale lo stato ha un interesse a mantenere il controllo e, dunque, la disponibilità sulla vita di ognuno. La vita come qualcosa che viene dato e tolto da qualche potere superiore, la vita in cui non è la persona a cercare l’affermazione di sé, ma una serie di obblighi e responsabilità che le sono imposte dall’esterno.

Insomma, questo momento topico della Squadra di Governo — che mai come ora suona espressione di altri tempi, suscita qualche timore.

(Riattiviamo La Democrazia — Modena — credits: Lorenzo Ceva Valla)

Politicamente mi da conforto pensare che qualcosa si cerca di fare con EUMANS — per esempio, attivarci su come auto-organizzare o istituzionalizzare Assemblee Estratte a Sorte con potere deliberativo. Ma anche per estendere il più possibile l’uso della firma digitale per la democrazia in Italia e in Europa. E che tante persone e organizzazioni in Italia sono vive e in lotta. E anche in Europa. Mi è tornato in mente l’incontro “Riattiviamo la democrazia con Marco Cappato” che abbiamo organizzato a Modena una settimana fa. Ma anche le micro-storie, piccole e individuali, di tante di noi che cercano di costruire, connettere, attivare.

Ma queste dichiarazioni di intenti da parte di chi ha più “potere” non lasciano indifferenti.

Nello stesso tempo sono grata che ci sia un nuovo disco degli Arctic Monkeys da ascoltare. E avere il privilegio di poter pensare a queste cose.

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Virginia Fiume

Queer woman, political activist, and a lot of other things in previous and future lives. Among other things, I am a Civil Disobedient. (Alternating IT and EN).